Trump nuovo Presidente USA: un “nuovo” rapporto con l’Italia e la Sicilia?

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di Salvo Barbagallo

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Donald Trump è il nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America. La “lunga notte” degli USA si è conclusa e già le Borse sono precipitate. La sconfitta di Obama brucia sulla pelle di molti, moltissimi americani e le parole del Presidente uscente “Qualunque cosa accadrà domani il sole sorgerà ancora” non consolano nessuno. L’era Obama si chiude, l’establishment esce sconfitto da una competizione svolta a colpi bassi, spesso sporchi, certo un’immagine poco edificante di chi si è posto come leader del globo, esportatore (con le armi) di un senso della democrazia che nasconde interessi a volte inconfessabili.

A Obama non ha portato fortuna l’ultima cena alla Casa Bianca con il premier italiano Matteo Renzi e (forse) il ritiro della patente a Benigni è stato il primo presagio che tutto sarebbe cambiato, un provvedimento che può rappresentare il simbolo delle prospettive del nostro Paese nei rapporti con il Paese della Grande Mela. Eh sì, parliamo di fatti che potranno accadere vicino a noi in quanto il risultato elettorale in USA muterà (volente o nolente) la storia dell’Italia, così come probabilmente stravolgerà gli attuali equilibri politico-economici-militari in Europa, nell’area del bacino del Mediterraneo e oltre, nel resto del mondo. Da oggi la prospettiva sarà diversa, gli scenari saranno destinati a caratterizzarsi con incognite impensabili e non messe in conto fino ad ora.

Bocca amara per il ministro Maria Elena Boschi che ha seguito lo spoglio elettorale all’Ambasciata USA a Roma, in un party organizzato ad hoc, i partecipanti tutti convinti della vittoria di Hillary Clinton.

donald-trumpTrump contro tutti (e con tutte le manchevolezze registrate) ha dimostrato che l’arroganza del Potere può essere battuta, che l’arroganza al potere (è solo questione di tempo) può essere schiacciata. Il rischio sarà un effetto boomerang non calcolato se non si mettono in moto e in tempi brevi i meccanismi degli equilibri stabili, in grado di riportare le attuali situazioni al limite di rottura dentro l’alveo della normalità. Leggasi i rapporti USA-Russia fin troppo esasperati dalle provocazioni poste in atto dalla politica di Obama, leggasi le continue ingerenze nella vita altrui in nome di una leadership perduta da tempo.

Per molti una “sorpresa”, un “colpo di scena” la vittoria di Donald Trump, una vittoria che ora disorienta chi fino a ieri ha prepotentemente tenuto in mano il timone dei destini di molti Paesi. Alla vigilia dello spoglio elettorale Julian Paul Assange (il giornalista, programmatore e attivista australiano, noto principalmente per la sua collaborazione al sito WikiLeaks) ha voluto ricordare alcuni drammatici eventi dei quali si piangono le conseguenze, come la guerra in Libia che è stata “la guerra di Hillary Clinton”.

L’avventura di Hillary Clinton e del suo principale sponsor Barack Obama registra la parola “fine”, ma ciò non significherà un futuro facile per Trump: tutto dipenderà dalle prime mosse del nuovo Presidente USA, di come si porrà nei confronti degli “alleati” del Suo Paese e, soprattutto, nei confronti dei Paesi fino a poche ore addietro considerati “nemici”. Quali mosse farà Trump nello scacchiere internazionale?

Ci piacerebbe conoscere le “vere” reazioni che hanno avuto alla vittoria di Trump il premier Matteo Renzi e Giorgio Napolitano e quanti dirigono i principali mass media mondiali (non solo italiani) che hanno ampiamente mostrato la loro avversione nei confronti del candidato antagonista della Clinton. Hanno sbagliato nelle loro previsioni, dando per scontato ciò che per scontato non poteva essere dato.

Ora è tutto da scoprire, in special modo per quanto riguarda l’Italia e la Sicilia. Sicuramente il camaleonte Matteo Renzi troverà una via d’uscita per quanto attiene l’alleato USA e saprà superare i momenti d’imbarazzo che derivano dalle sue dichiarate simpatie. Dopo la doccia gelata della sconfitta si avranno i rituali trasformismi immediati, ma per l’Italia, se il Governo dimostrasse d’avere un polso fermo, molti rapporti  strettamente “bilaterali” (o più semplicemente di “sudditanza”) potrebbero essere posti sul tappeto e aprire un “dialogo” nuovo e costruttivo. Alla pari, e non da “colonizzati”.

 

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